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"Case, 9 milioni fuori dai target Ue"

10/01/2022

Paolo Dezza, Il Sole 24 Ore, Estratto da “Primo Piano”, 16 dicembre 2021

sul banco degli imputati per le pesanti emissioni di anidride carbonica. Per questo

si   scelto a livello europeo di dettare regole stringenti affinch  il patrimonio edilizio

dei singoli Stati membri dell’Unione venga reso pi  efficiente dal punto di vista

energetico. Regole con le quali lo stock immobiliare italiano vetusto deve fare i conti,

soprattutto in termini di costi per mettere in atto la riqualificazione, oggi agevolata

dai diversi bonus del Governo, domani non si sa.

Gli immobili rappresentano, infatti, secondo i dati della societ  di consulenza JLL il

35% delle emissioni globali.  Il patrimonio immobiliare italiano per il 74,1%   stato

realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico

e sulla sicurezza sismica  dice Gabriele Buia, presidente Ance (associazione

nazionale dei costruttori edili). Quindi nove milioni di immobili, su 12,2 milioni di edifici,

non sono in grado di garantire le performance energetiche richieste per gli edifici

costruiti successivamente, e sono molto lontano dalle prestazioni minime richieste

alle abitazioni dei nostri giorni.

Secondo il monitoraggio Enea-CTI, relativo agli attestati di prestazione energetica

(Ape) per il periodo 2016-2019, in media il 75% degli attestati si riferisce a immobili in

classe E, F, G, le meno virtuose. Si trova ancora in classe G il 33,8% degli immobili. Le

tre categorie rappresentano l’80% degli attestati nel residenziale.

A porre una serie di obiettivi, ambiziosi, la Direttiva efficienza energetica degli edifici

(EPBD) che fa parte del pacchetto di misure denominato “Fit for 55”, il provvedimento

principale dei cinque anni della Commissione europea guidata dalla Presidente Von

der Leyen, presentato a luglio scorso per la riduzione delle emissioni di CO2 entro il

2030.

Bisogna valutare la fattibilit  di un numero molto elevato di interventi da realizzare

in un periodo limitato di tempo, entro il 2030, per raggiungere i target fissati dalla Direttiva

dice ancora Buia, che sottolinea anche come oggi i bonus - Ecobonus al 65%

e Superbonus 110% - siano un forte incentivo alla riqualificazione energetica, ma se

non verranno rinnovati la spesa ricadr  tutta sui proprietari, in molti casi famiglie. Da

considerare anche che negli altri Paesi europei il patrimonio immobiliare   di costruzione

pi  recente, perch  le politiche di rigenerazione urbana sono state attuate in

anticipo rispetto a quanto sta avvenendo in Italia, dove peraltro non   facile demolire

e ricostruire pur non consumando nuovo suolo.

Si viaggia su due binari, in questi giorni in cui   iniziato l’iter per arrivare a una legge 

europea.  Da gennaio 2027 devono essere almeno in classe energetica F gli edifici occupati

e di propriet  della pubblica amministrazione, cos  come quelli non residenziali

- spiega ancora Buia - e almeno in classe energetica E dal primo gennaio 2030. Dal

gennaio 2030 tutti gli edifici nuovi devono essere a zero emissioni  Meno stringenti

le regole per il residenziale: le case dovranno arrivare ad avere la classe energetica

F dal primo gennaio 2030, classe E da gennaio 2035. Non mancano le eccezioni, che

possono essere applicate a discrezione degli Stati membri come per gli immobili della

Chiesa, gli edifici storici o ancora palazzi con vincoli storico-architettonici.

Abbiamo preso impegni sulla decarbonizzazione e dobbiamo fare il possibile per

centrarli- dice Buia -. Abbiamo sollevato delle perplessit  perch    a rischio il patrimonio

degli italiani. Il vincolo di non poter vendere se non si rispetta il requisito di una

classe energetica che garantisca risparmio era particolarmente stringente. Sembra

che tale vincolo sia stato rivisto, anche su nostro intervento .

La novit    rappresentata dall’introduzione dell’obbligo del “Passaporto di riqualificazione

energetica” degli edifici a partire dal 31 dicembre 2024, che avr  l’obiettivo

di arrivare a emissioni zero entro il 2050. Si tratta di un ulteriore passo verso la trasparenza

degli immobili e nella direzione della riqualificazione dello stock esistente.

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